La rottura del legamento crociato anteriore (LCA) è il punto dolente su cui inciampano numerosi sportivi, calciatori in primis.
Una ricerca commissionata della UEFA a Walden nel 2016, riporta infatti un’incidenza di 0,013 infortuni per 1.000 ore di allenamento e 0,309 infortuni per 1.000 ore di gioco soprattutto tra i professionisti del pallone. Ne deriva che una squadra di 25 giocatori delle serie più titolate possa ragionevolmente aspettarsi un infortunio al LCA di un suo atleta ogni due anni. La situazione non migliora tra chi lo pratica per diletto: tra i non professionisti il rischio di infortunarsi durante una partita del venerdì sera con gli amici è ancor più concreto, soprattutto se i muscoli sono un po' arrugginiti.
Se ad accomunare atleti e appassionati sono i meccanismi di infortunio, solitamente legati a iper-rotazione, iper-estensione e iper-flessione del ginocchio, a distinguerli sono invece i tempi di recupero. Mentre il 90% dei calciatori professionisti torna ai livelli precedenti la dèbacle dell’articolazione entro 12 mesi, riuscendo a giocare la prima partita dopo 7-9 mesi, tra gli amatoriali la percentuale scende al 60% ed il rientro sul campo si allunga anche oltre i 12 mesi.
Per prevenire la possibilità di rompersi il legamento crociato anteriore bisogna giocare in anticipo seguendo un programma di allenamento specifico centrato sull’allungamento e il potenziamento muscolare degli arti inferiori per potenziarne la propriocezione. Studi e ricerche validati scientificamente sottolineano infatti come un’adeguata preparazione atletica, svolta almeno 1 volta alla settimana, riduca considerevolmente l’incidenza delle lesioni del legamento crociato anteriore.
“Per limitare la possibilità di una rottura del LCA, - spiega la Dr.ssa Valentina Rivetti, fisioterapista e titolare del “Centro Virola” che ha in cura diversi calciatori professionisti - il mantenimento di un buon tono muscolare generale è indispensabile così come una buona elasticità muscolare utile per assicurare una migliore articolarità. Spazio dunque non solo all’allenamento degli arti inferiori e sinergici dell’azione dei legamenti crociati, ma anche a quello del busto e allo stretching”.
“Hilterapia®, in particolare, è utile anche in via preventiva in particolare quando si avvertono piccoli fastidi muscolari o articolari che possono essere campanelli d’allarme di patologie più serie, come ad esempio le lesioni muscolari. Indicative di una scarsa elasticità muscolare, queste problematiche, se non trattate correttamente, comportano un ulteriore accorciamento del gruppo muscolare in questione”.
Se invece il crociato dovesse comunque rompersi non resta che agire affidandosi alla chirurgia o al trattamento conservativo. In ambedue i casi, però, la riabilitazione è determinante per permettere un valido recupero.
“Hilterapia®, essendo una valida tecnologia per lo smaltimento dei liquidi e dell’edema che si possono generare nelle zone perichirurgiche, può essere impiegata con successo nella fase successiva all’intervento. La sua efficacia va però anche oltre, essendosi dimostrata funzionale al trattamento delle cicatrici: grazie a questa terapia si sono avuti riscontri evidenti nel recupero dei tempi di rimarginazione e nel miglioramento dell’aspetto estetico. Anche nel trattamento della zona di prelievo del neo legamento che, spesso posta sulla parte posteriore della coscia, risulta molto dolorosa proprio per la lesione creata, Hilterapia® dà il suo contributo: complice il suo effetto antalgico è infatti risolutiva non solo sul dolore connesso, ma anche sulla sua riparazione. Qualora poi si scegliesse di non intervenire, la laserterapia è un alleato che permette di ridurre i segni di flogosi causati dall’evento traumatico e consente di iniziare quanto prima il percorso riabilitativo conservativo di rinforzo muscolare e recupero articolare”.
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